Trattato sui sentimenti morali
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Nel Trattato sui sentimenti morali, Adam Smith analizza le fonti della moralità umana e il ruolo delle simpatie umane nel giudicare la correttezza delle nostre azioni e comportamenti. Pubblicato inizialmente nel 1759 e rivisto da Smith nel 1790 (nella 6ª edizione), quest'opera segnò la conclusione della carriera letteraria di Smith e servì da base per alcune delle sue altre opere, come *La ricchezza delle nazioni.
Nel Trattato sui sentimenti morali, Smith esplora i meccanismi interni e le presunte origini della moralità umana. Un concetto importante, frequentemente citato da Smith, è quello dello “spettatore imparziale”. Questo presunto osservatore—che potrebbe essere uno sconosciuto, un amico, un familiare, o anche la nostra stessa coscienza—osserva tutte le nostre azioni e giudica la loro correttezza e appropriateness. Che esprimiamo dolore, rabbia, gratitudine, benevolenza o un altro sentimento, lo spettatore imparziale può approvare il nostro comportamento solo nella misura in cui può “aderire” ad esso, immaginandosi nella nostra situazione.
Smith si occupa di interessi personali, sacrificio, magnanimità, educazione, aspettative culturali, autocontrollo, giustizia e altri fattori che influenzano le scelte che facciamo. Fa frequenti riferimenti alle grandi menti dell'antichità, affrontando anche alcuni dei suoi quasi contemporanei, esaminando le loro affermazioni e indicando dove, a suo avviso, avessero errato. *Sentimenti morali* non solo influenzò *La ricchezza delle nazioni*, ma è anche un'opera influente nella filosofia morale moderna, che ha influenzato molti dei grandi pensatori dei secoli XVIII, XIX e XX, inclusi i fondatori delle democrazie moderne.