Caravaggio & Psyche/0
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Publisher Description
Il criminologo Shlomo Giora Shoham dice Caravaggio aver amato madrigali e canzoni nell’infanzia e - quando tale mondo incantato muta di colpo - il ragazzo è obbligato a “mescolare vernici”.
Simone di Francesco di Maffeo, presso cui è svolto il controverso apprendistato di quattro anni, si è formato alla luce del Tiziano, introducendo il giovane allievo alla pittura veneziana. A Venezia l’autore assimila l’“illuminotecnica pittorica” dei lagunari comprendendo i limiti del maestro milanese Simone Peterzano.
Dalla nascita alla costituzione dell’ego personale, attraversato dai dolori descritti, il Caravaggio rincorre ogni stimolo in grado di alleviare le gravi perdite. Durante la definizione dei propri confini sociali matura alcune peculiari attitudini d’interazione con l’esterno, come il proposito di non riconoscere il potere costituito, cui attribuisce altre angherie subite e cui risponde con offese a notabili e gendarmi.
Il Merisi circola dunque con un guardaspalle, da identificare prima in Mario Minniti e poi in Cecco Boneri.
Van Mander dice l’artista vagare “da un gioco di palla all’altro”, offrendoci infine una visione comune del Caravaggio “incline a duellare e a far baruffe, cosicché è raro che lo si possa frequentare.”
Compiuta l’opera, Caravaggio non ha più campo in cui sfogare la rabbia che lo riempie e dà libero spazio ad essa dovunque avanzi minacciosamente.
Il Van Mander - che cita anche l’opera fantasma “Storia di San Lorenzo in Damaso” - presenta infine Caravaggio come “artista avanguardista”, amato soprattutto dai giovani autori, cui si collega l’accusa d’essere “incline alla dissolutezza”.