don chisciotte della mancia
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Cataldo Albano e l’opera in masseria di Francesco Lenoci Docente Università Cattolica del Sacro Cuore – Milano L’opera in masseria non è una novità per il Festival della Valle d’Itria e neanche per Cataldo Albano, le cui foto del “Barbiere di Siviglia” hanno fatto il giro del mondo nel 2015. L’elemento innovativo nella 42esima edizione del Festival della Valle d’Itria è stato l’allestimento di “Don Chisciotte della Mancia”, affidato al geniale regista Davide Garattini Raimondi. Tutti coloro che hanno avuto la fortuna e la gioia di vedere l’allestimento dal vivo – presso il meraviglioso resort di Borgo Egnazia, la portentosa masseria fortificata San Francesco di Matera e la stupenda masseria Luco di Martina Franca – hanno testimoniato e continuano a testimoniare senza soluzione di continuità l’apprezzamento per quest’opera. Resta da risolvere il problema di come trasmettere tali gioiose conoscenze a chi non era presente alla rappresentazione, tra i quali figura il sottoscritto. Ebbene, ci ha pensato Cataldo Albano, grazie alla magia della fotografia, innovando sapientemente quest’arte con lo spirito del luogo (genius loci) e la tecnologia. L’amalgama tra il regista e i suoi cantanti emerge con immediatezza dalle foto scattate nel luogo delle prove: il salone della Società Operaia di Martina Franca. La moderna alienazione dei protagonisti si staglia nelle foto dei cantanti alle prese con le loro smanie sentimentali, ingigantite dall’allucinante utilizzo dei cellulari. L’autentica follia di don Chisciotte che, incredibile a dirsi, lo rende l’unico sano di mente, risalta dalle foto in cui imbraccia, con egual disinvoltura, una spada o un battipanni. Sia lode e gloria all’arte della fotografia che, come in questo caso, rende possibile il perpetuarsi delle cose belle nel tempo.