Un canto, cento canti Un canto, cento canti

Un canto, cento canti

La mia storia nelle prigioni cinesi

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Beschreibung des Verlags

La notte fra il 3 e il 4 giugno 1989 i carri armati entravano in piazza Tienanmen per porre fine a quella che il Partito comunista cinese aveva definito una «sommossa controrivoluzionaria». Migliaia di studenti, intellettuali, operai e semplici cittadini, che per settimane, con le loro manifestazioni pacifiche, avevano inneggiato alla libertà e alla democrazia galvanizzando il paese e tenendo il mondo intero con il fiato sospeso, venivano massacrati dalle truppe dell'Esercito popolare di liberazione. Sfioriva così, in un bagno di sangue, la «primavera di Pechino». In quelle stesse ore Liao Yiwu, giovane poeta «individualista e indifferente alla politica», sconvolto dalle notizie provenienti dalla capitale, componeva un breve poema intitolato Massacro. Non poteva certo immaginare che quei versi – il suo j'accuse contro un regime omicida – lo avrebbero precipitato per quattro anni nell'incubo delle carceri della Repubblica popolare cinese. Un canto, cento canti è il resoconto di quell'incubo, un viaggio nell'orrore di un sistema penitenziario disumano, scandito dalle tappe di una vera e propria discesa agli inferi. Dai riti di iniziazione agli abusi sessuali, dagli interrogatori estenuanti alle torture fisiche e psicologiche, Liao Yiwu descrive, con un linguaggio vorticoso, lirico e al tempo stesso concreto e sensoriale, un universo brutale fatto di corpi martoriati, di arbitrio e di violenza, di regole e punizioni inflitte al solo scopo di umiliare i detenuti. Un universo dove il tempo sembra essersi fermato e le ore interminabili si consumano in occupazioni inutili e assurde. Dove un evento inatteso e fugace come un tiepido raggio di sole primaverile, un temporale improvviso o le note struggenti di un flauto, può riaccendere la speranza o al contrario ucciderla per sempre. E dove, nonostante i piccoli gesti di solidarietà e gli istanti di vera gioia – una lettera da casa, una doccia calda, un libro da leggere nel silenzio della notte –, la perdita della dignità umana sembra essere l'unico modo per riuscire a sopravvivere. Riscritto più volte, sequestrato dalle autorità di polizia, uscito clandestinamente dal paese e pubblicato dapprima a Taiwan e poi in Germania – dove l'autore vive attualmente, dopo una rocambolesca fuga attraverso il Vietnam –, Un canto, cento canti non è solo una raggelante testimonianza proveniente dal sistema carcerario cinese. È prima di tutto l'occasione per guardare negli occhi la Cina di oggi, «un regime» come scrive Herta Müller nella Prefazione «che amministra le sue prigioni e i suoi campi di lavoro sul modello del Gulag, una reliquia maoista travestita da miracolo economico, dove a pagare è la gente, con la privazione dei diritti e la repressione».

GENRE
Biografien und Memoiren
ERSCHIENEN
2015
31. März
SPRACHE
IT
Italienisch
UMFANG
420
Seiten
VERLAG
Mondadori
GRÖSSE
1,2
 MB