Jesus' Son
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- 8,99 €
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Descrizione dell’editore
«I feel just like Jesus' Son», intonava Lou Reed sulle note stridenti di Heroin. Come nella canzone, il protagonista di Jesus' Son ha scelto di annullare la propria vita in un'estasi artificiale. Alcol, droga, farmaci: qualsiasi cosa assicuri una via di fuga. Da cosa, esattamente? Forse da quello che c'è stato prima. O da quello che ci sarà poi. Da un presente fatto di bar sordidi, motel squallidi, macchine sgangherate, periferie anonime, infiniti rettilinei polverosi tra campi desolati. Su questo sfondo allucinato si muovono personaggi guidati da logiche alterate, ma non privi di umanità. Le loro solitudini si sfiorano e, a volte, si intrecciano in un'illusione di salvezza: anche all'inferno capitano attimi di gioia.
Immaginate un tizio al bancone di un bar che, reso ciarliero dal drink che ha in mano, attacca bottone e prende a raccontare di «quella volta che...» Magari perde il filo, magari fa confusione, magari apre mille parentesi, ma le sue parole caotiche hanno il sapore della verità. Jesus' Son è cosí: undici racconti che non sono davvero racconti, un romanzo che non è davvero un romanzo, ma la candida confessione inconsapevole di uno che ha, come si suol dire, perso la retta via. Il protagonista delle storie di questo puzzle dai tanti pezzi mancanti è un ragazzo con una dipendenza da alcol e droga che trascorre le giornate bighellonando e arrabattandosi in modo piú o meno legale per rimediare i soldi con cui sballarsi. Di fronte al bisogno, i concetti di giusto e sbagliato, di bene e male, passano in secondo piano. Può rubare, spacciare e tradire, ma conserva una sensibilità che gli fa provare riconoscenza per il gesto di generosità disinteressata di una barista o gli fa cogliere la straziante solitudine di due anziani ricoverati in ospedale. Il mondo in cui si muovono questi personaggi balordi sembrerebbe, ed è, un mondo grigio di rapporti disastrati e problemi destinati a ripresentarsi non appena la coscienza si risveglia. Eppure, oltre la spessa cortina di nebbia si intravede la strada per una vita diversa. La salvezza nell'altro è una chimera, ma è bello illudersi, almeno per un po', in compagnia di qualcuno che ci faccia sentire meno sbagliati. Rifacendosi in parte alla sua esperienza personale, tra momenti lirici e scene irresistibilmente divertenti, Denis Johnson tratteggia il sottosuolo di un'America senza gloria, brulicante di storie che meritano di essere raccontate. E riesce a farci ridere di cuore delle nostre assurde, indispensabili, fragilità.
«Ambizioso, allucinato e perfettamente in equilibrio sull'orlo dell'abisso».
«The Independent»
PUBLISHERS WEEKLY
Taking its title from a line in Lou Reed's notorious song ``Heroin,'' this story collection by with-it novelist Johnson focuses on the familiar themes of addiction and recovery. In his novels ( Angels ; Resuscitation of a Hanged Man ) Johnson has shown his ability to transform the commonplace into the extraordinary, but this volume of 11 stories is no better than, and often seems inferior to, the self-destruction/spiritual rehab books currently crowding bookstore shelves. All of the tales, set in the Midwest and West, are told by a single narrator, and while this should provide unity and depth, instead it makes the stories fragmentary and monotonous. Some disturbing moments do recall Johnson at his inventive best, as when a peeping Tom catches sight of a Mennonite man washing his wife's feet after a marital spat in ``Beverly Home,'' or when the narrator 'fesses up to his fright in a confrontation with the boyfriend--``a mean, skinny, intelligent man who I happened to feel inferior to''--of a woman he's fondling in ``Two Men.'' But for the most part the stories are neurasthenic, as though Johnson hopes the shock value of characters fatally overdosing in the presence of lovers and friends will substitute for creativity and hard work from him. Even the dialogue for the most part lacks Johnson's usual energy.