La scopa del sistema
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Descrizione dell’editore
Scritto a ventiquattro anni, nel 1987, La scopa del sistema ha rivelato la nascita di un talento straordinario e di una figura di culto: la voce piú originale, coraggiosa e innovativa del nuovo romanzo americano.
Un romanzo fluviale, comico e insieme profondo: un atto di fede nella forza delle storie, e nella loro capacità di prendere per il collo e raccontare il mondo.
Le avventure di Lenore, che si mette alla ricerca della bisnonna, antica studiosa di Wittgenstein, fuggita dalla sua casa di riposo insieme a venticinque tra coetanei e infermieri; del fratello LaVache, piccolo genio con una passione smodata per la marijuana; del pappagallo di famiglia, Vlad l'Impalatore, che recita sermoni cristiani su una Tv via cavo; di Norman Bombardini, re dell'ingegneria genetica, che si ingozza di cibo e sogna di ingurgitare il mondo intero; di Rick Vigorous, il capo e l'amante di Lenore, negazione vivente del suo stesso cognome. Una galleria di personaggi uno piú esilarante e paradossale dell'altro, sullo sfondo di un'America impazzita, grottesca, piú vera del vero.
«La scopa del sistema è una grandissima sorpresa, che emerge direttamente dalla tradizione dell'eccesso praticata da Thomas Pynchon in V o da John Irving ne Il mondo secondo Garp. La principale qualità di Wallace è la sua esuberanza - personaggi che sembrano cartoni animati, storie a incastro, coincidenze impossibili, un amore sincero per la cultura pop e soprattutto quello spirito giocoso e quell'umorismo che sembravano scomparsi dalla maggior parte della narrativa piú recente».
The New York Times Book Review
«È probabilmente per questo che la notizia del suo suicidio ha percosso i suoi lettori con la forza di uno staffilante dolore personale, diretto: cosa avesse in testa quell'uomo non era piú una questione letteraria, era diventata una questione esistenziale senza vie di scampo, del genere tertium non datur. E in tanti ci si è chiesti quando sarà possibile tornare a leggere le sue opere senza pensarci, senza dare troppo peso ai presagi di cui ora sembrano pullulare».
Dall'Introduzione di Stefano Bartezzaghi