L'Egitto attraverso il vetro
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- 2,99 €
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Descrizione dell’editore
L'Egitto attraverso il vetro è l’espressione a quattro mani di una grande ricerca: la normalità in un paese in rivoluzione. In un intreccio di linguaggi complementari, il fotografo Vincenzo Di Giuseppe e la scrittrice Giulia Zeni raccolgono i loro appunti sull’angolo nord-orientale del continente africano nella primavera del 2013, in un intervallo fra la rivoluzione più violenta e una stabilità ancora lontana. Questo eBook tiene fra le sue pagine qualcosa di diverso dal puro accostamento di testi e fotografie: le immagini mostrano realtà che le parole non raccontano mentre testi più descrittivi si alternano a pensieri che prendono spunto dalle foto per trasformarle in suggestioni. Eppure tutto nasce dall’osservazione delle stesse strade, dall’Egitto e la sua gente.Con la loro prima pubblicazione, i due autori danno occasione di riflettere sulle infinite sfaccettature di un Paese e sul rischio di dimenticarne la quotidianità, schiacciata dall’ossessione dei media per la guerra e la violenza.
Recensioni dei clienti
Un viaggio
Il libro che ho avuto la ventura di incontrare per quelle singolari vicende che offre la vita, non è un libro facilmente ascrivibile ad una categoria e, in tal senso, risulta nuovo anche per la modalità di pubblicazione. Di tale difficoltà si è avuta dimostrazione al momento in cui il libro doveva essere categorizzato per renderne possibile la pubblicazione.
Per quanto mi riguarda e non essendo un esperto del settore, mi pare di potere ascrivere il libro a quella particolare categoria dei libri che, in qualche modo, si fanno da se. Infatti, a me sembra che la ragione del libro consista nella necessità di comunicare una esperienza, di dare il senso ad un momento di forte coinvolgimento emotivo ed emozionale, tale da meritare una riflessione che sfuggisse alla contingenza e si proponesse quale affermazione di un vissuto autentico e per ciò prezioso.
I due giovani, moderni viandanti più che viaggiatori, si immergono in una realtà aliena per ricavarne un miscuglio di sensazioni che offrono al lettore in una forma originale ed essenziale.
Il risultato è un libro di immagini e di illustrazioni che sono estremamente coinvolgenti per la capacità che hanno di “arrivare” al lettore in una forma armonica: il testo integra perfettamente l’illustrazione fotografica, e viceversa. Il momento dello sguardo si accompagna alla riflessione in un unicum del tutto peculiare.
Quello che si può definire come il resoconto di un viaggio fatto in Egitto, si compie in un momento storico particolare, appena dopo quello che è stato il culmine di quella che comunemente viene conosciuta come “primavera araba”.
Accidentalmente, i due giovani ambasciatori di una Europa stanca e confusa per la grave crisi economica che la attraversa, si trovano ad un crocevia della storia e, più che testimoniare del “fatto”, lo sfiorano e lo interrogano per allusione.
Guardano da un treno in viaggio un mondo, osservano, con interesse e partecipazione emotiva, il contesto della quotidianità in cui la vita si svolge. Li attrae l’acrobatica evoluzione di un motociclista, come il surreale capannello di militari seduti sul margine di un marciapiedi, l’arcaica cura della terra lungo binari di una ferrovia dove la vita incombe, segni di un mondo che sembra tendere alla modernità suo malgrado.
Piazza Tahrir, simbolo di una rivolta che aspira alla democrazia, vi compare attraverso una facciata affumicata con, in primo piano, una ineffabile sfinge. Ovunque, il brulicare di una umanità affaccendata, giocosa, inerte, sempre presente nell’inquadratura e nella riflessione.
La questione femminile, che tanto spazio occupa nel dibattito culturale del mondo occidentale e che segna immediatamente il confine tra i valori propri della democrazia con il mondo arabo che alla democrazia sembra aspirare, trova una magnifica sintesi in alcune immagini in cui si coglie il senso profondo di una questione ineludibile.
La presenza maschile si impone sulla scena prepotente, vitale, consapevole di una tradizione che riserva all’uomo il privilegio di esserci e di esserci da protagonista. Non si colgono sguardi femminili, troppo fuggevole la velocità di un treno. Troppo lontano il visitatore e, tuttavia e per contrasto, la distanza viene misurata dallo sguardo dell’uomo incuriosito ed ironico, fiero e orgoglioso del suo status.
Vincenzo e Giulia hanno una curiosità per un mondo altro da sé, e se è vero che mantengono una distanza dalla realtà che osservano, quella realtà li attrae irresistibilmente in uno sforzo di comprensione che regala al libro un pathos che è la sua ricchezza. Il libro è costruito per immagini e con immagini, in grande libertà, di testi sorprendenti per leggerezza e complessità. Affiorano di tanto in tanto l’ingenuità e la meraviglia di chi scopre un mondo nuovo.
Di questa ingenuità e meraviglia abbiamo bisogno per conservare la capacità di “vedere”.
sdg