L'incubo di Hill House
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Descrizione dell’editore
Chiunque abbia visto qualche film del terrore con al centro una costruzione abitata da sinistre presenze si sarà trovato a chiedersi almeno una volta perché le vittime di turno (giovani coppie, gruppi di studenti, scrittori alla vana ricerca di ispirazione) non optino, prima che sia troppo tardi, per la soluzione più semplice – e cioè non escano dalla stessa porta dalla quale sono entrati, allontanandosi senza voltarsi indietro. Bene, a tale domanda, meno oziosa di quanto potrebbe parere, questo romanzo di Shirley Jackson – il suo più noto – fornisce una risposta, forse la prima. Non è infatti la fragile, sola, indifesa Eleanor Vance a scegliere la Casa, dilatando l’esperimento paranormale in cui l’ha coinvolta l’inquietante professor Montague molto oltre i suoi presunti limiti. È piuttosto la Casa – con la sua torre buia, le porte che sembrano aprirsi da sole, le improvvise folate di gelo – a scegliere, per sempre, Eleanor Vance. E a imprigionare insieme a lei il lettore, che tenterà invano di fuggire da una costruzione romanzesca senza crepe, in cui – come ha scritto il più celebre discepolo della Jackson, Stephen King – «ogni svolta porta dritta in un vicolo buio». "L’incubo di Hill House" è apparso per la prima volta nel 1959.
Recensioni dei clienti
Non proprio horror
È il primo libro che leggo, scritto dalla Jackson. Di questo, avevo un’aspettativa piuttosto alta e sono rimasta delusa: mi aspettavo più suspence e più coinvolgimento nella storia. Personalmente ho trovato esasperante leggere dei pensieri della protagonista, che sono abbondanti verso la fine della storia, la quale si direbbe affetta da disturbo di bipolarismo. Ecco, più che altro è stato un libro illustrativo di un caso psichiatrico.
Do tre stelle perchè tutto sommato è stata una lettura scorrevole.
Letto, dopo aver visto il film tempo fa
Sicuramente sarà una recensione contro tendenza, o il parere di molti, ma ogni parere è personale, quindi esprimo il mio.
Sinceramente : ho letto di meglio. Scrivo questa recensione a caldo, appena dopo aver terminato il libro, la cui lettura è stata forse parzialmente rovinata dal ricordo del film ( che non era assolutamente un gran che), ma la sensazione che ho è la mancanza di qualcosa. La stessa sensazione che mi ricordo di aver provato dopo aver terminato dieci piccoli indiani , che al contrario di questo libro è assolutamente un capolavoro. Ma ritornando al paragone , quando si giunge all’ultima pagina del libro di Agata Christie si pensa : no, non può mica finire così ..... per scoprire invece che il libro continua dopo qualche pagina bianca. Come dicevo, un capolavoro assoluto anche nel finale.
Ecco in questo libro invece dopo quella sensazione che si prova al termine del libro, che si può esprimere con un : “ tutto qui ?” , non c’è nessun finale nascosto che migliora le cose.
Trecento pagine che scorrono velocemente senza pesantezza ma senza lasciare segno. Una narrazione alla ricerca di un momento in cui possa finalmente salire la suspence , che arriva solo alla fine senza nessuna partecipazione del lettore. Tutto il racconto è incentrato su un solo personaggio, senza tuttavia che ci si possa affezionare o sentirsi coinvolti. Degli altri personaggi si conosce poco o nulla e servono unicamente da contorno ad una storia ingiallita.
Forse mi aspettavo di più o chiedevo troppo, ma sicuramente Hill House non è il capolavoro di suspence e di terrore che cercavo. Una storia leggera che si legge senza sforzi , con un finale che arriva in modo inaspettato senza nessuna spiegazione, e che lascia la sensazione che proprio in quel momento all’autore sia finita la carta per scrivere.
Stile del passato, bello
Devo dire pensavo meglio, ma non male. Si legge bene, lascia in attesa di sapere come continua. Stile del passato. Bello