



L'unica regola è che non ci sono regole
Netflix e la cultura della reinvenzione
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4,2 • 44 valutazioni
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Descrizione dell’editore
«Quello che viene spiegato, e dibattuto, è la cultura di distruzione delle convenzioni di Netflix, che Hastings considera centrale per il successo straordinario raggiunto.»
Financial Times
«Il libro è pieno di esempi di persone che sono sbocciate come risultato della libertà che gli è stata donata.»
The Times Magazine
«Un libro per capire il successo di Netflix ma anche per scoprire la cosiddetta cultura della reinvenzione. »
L'Espresso
«Siate pronti al cambiamento costante.»
Non è mai esistita, prima d’ora, un’azienda come Netflix. E non solo perché ha rivoluzionato l’industria dello spettacolo, o perché è in grado di fatturare miliardi di dollari l’anno, o perché le sue produzioni sono viste da centinaia di milioni di persone in quasi 200 paesi. Quando Reed Hastings ha avviato la sua attività, che nel 1997 consisteva nel vendere e noleggiare dvd per corrispondenza, ha infatti sviluppato principi radicalmente nuovi e controintuitivi: a Netflix, gli stipendi sono sempre più alti dei concorrenti. A Netflix, il punto non è lavorare tanto. A Netflix, i dipendenti non cercano di accontentare il capo. Questa originale cultura della libertà e della responsabilità ha permesso di crescere costantemente e di innovare fino a creare il colosso di oggi. In questo libro per la prima volta Reed Hastings, con l’autrice bestseller Erin Meyer, descrive la geniale filosofia alla base del suo progetto e della sua vita, e narra storie inedite su tentativi, passi falsi ed errori compiuti, offrendo l’affascinante e completa immagine di un sogno che non smette mai di reinventarsi.
Recensioni dei clienti
Bello ma….americano
I principi sono interessanti ma vanno innanzitutto pernsati nel singolo paese…pensiamo ai passaggi sul poter licenziare le persone così…..e per questo è interessante l’ultimo Capitolo. C’è poi il tema dei talenti che non condivido un gran che…per vincere non hai bisogno di soli talenti…anzi, qualche volta è addirittura controproducente.
Concetti validi, complicati da attuare in aziende che producono beni primari
Le idee sono stimolanti e i principi si possono senz’altro applicare ad aziende creative. Un po’ più complicato per le realtà che producono beni durevoli di largo consumo. In ogni caso un libro interessante.
Ipocrisia aziendale
Nel nome della “libertà” si ritorna al vecchio schiavismo. Dipendenti come numeri, persone da sfruttare finché “rendono” per poi “liberarli” con un assegno (che in più riprese riportano come “bello”, “alto”, “grosso”, ma in sostanza 4 mesi di stipendio netto) e una liberatoria da firmare per evitare cause all’azienda.
Non mi sembra proprio niente di nuovo sinceramente.
Estremamente deludente.