VIAGGIO IN PAVIA. I

Cesare Angelini: amico dei più bei nomi della letteratura del suo tempo occupa, a buon diritto, un posto di rilievo nella cultura italiana del secolo scorso.

Originario della bassa campagna lombarda, figlio adottivo di una città dove svolse il suo magistero spirituale e intellettuale e di cui divenne il più devoto cantore, trasse proprio da quel felice impasto di fede, cultura e vita la sostanza di una letteratura che fosse ragione di impegno morale, strumento di accesa partecipazione civile, ricerca di verità.

Frequentava il Manzoni e la Bibbia, fu saggio osservatore del vivere quotidiano, attento agli uomini e alle cose più umili, che è poi il suo tratto più tipicamente lombardo e più universalmente umano. 

Pur sotto l’innegabile lirismo del suo narrare, emerge dalle limpidissime pagine del ‘Viaggio in Pavia’ una città ‘umanizzata’, vera e viva, di cui An­gelini re­stituisce, con rigorosa puntualità, eventi e vicende già consegnati alla Sto­ria, ma anche leggende e voci di popolo.

Una Pavia, è vero, che non c’è più, perché ogni città è un organismo in trasformazione che vive le tensioni del presente in un divenire velocissimo, talvolta recando i segni di una modernizzazione forzata; ma è proprio questo suo ‘essere stata’ che non va dimenticato, perché solo chi sa ricordare è davvero padrone del proprio destino.