Il capretto pasquale

Il racconto ha lo scopo di spingere ad evitare, per Pasqua, la crudele abitudine alla strage degli innocenti.
Viviamo in un mondo che, globalmente, non è giusto. La violenza e la forza, sia fisica che morale, hanno la predominanza. Tra le tante cose che non vanno bene è l’inutile uccisione degli animali da pelliccia laddove altri materiali, che non necessitano della pelle di viventi, hanno la possibilità di coprirci, per ripararci dal freddo. Per quanto riguarda l’alimentazione, l’esubero di consumazione di carne (in alcune zone del globo), ha provocato la creazione di allevamenti intensivi in cui la morte degli animali non soltanto è di uso comune, quanto è ottenuta senza alcuna pietà. Il rispetto per la natura animale è spesso completamente dimenticata e neanche per una reale necessità di alimentazione.
Così capita per le uccisioni di capretti e agnelli, fatti nascere allo scopo di fornire il pranzo pasquale, laddove se ne potrebbe facilmente fare a meno. Togliere questa abitudine vorrebbe dire non farli nascere per morire sgozzati.