Il padre Goriot
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In una Parigi dominata dalla brama di denaro e di potenza, il giovane studente Eugène de Rastignac viene iniziato ai segreti del bel mondo. Ospite della pensione di madame Vauquer, scopre l'ipocrisia che si cela dappertutto, dietro l'amicizia, l'amore, la pietà, il matrimonio, sotto lo splendore aristocratico come nella mediocrità borghese. Capisce che il prezzo da pagare per aver successo è quello di sacrificare i propri ideali e le illusioni giovanili.
Gli serve da lezione la storia del vecchio pastaio Goriot il quale, rimasto vedovo, aveva fatto tutto il possibile per assicurare, al di là di ogni ragionevolezza, una vita di agio e ricchezza alle sue due figlie per ritrovarsi poi a essere il prototipo della vittima in una società priva di affetti autentici e disinteressati, frivola e ambiziosa. Una società che oscilla tra la bassezza morale della classe superiore, per la quale anche l'amore non è che un mezzo per raggiungere il potere, e il cinismo immorale dell'evaso Vautrin, meglio conosciuto come "Beffa-la-Morte", che a sua volta incarna la natura demoniaca e ribelle. Una società che non ha più rispetto nemmeno per il proprio padre.
Cesare De Marchi, nella sua traduzione fedele all'originale, riesce a riprodurre felicemente lo stile disteso, descrittivo, evocativo del grande romanziere ottocentesco. "Rastignac, rimasto solo, fece qualche passo verso la parte alta del cimitero e vide Parigi adagiata tortuosamente lungo le due rive della Senna, dove incominciavano a scintillare le luci. I suoi occhi si fissarono quasi avidamente tra l'obelisco di place Vendôme e la cupola degli Invalides, là dove viveva il bel mondo in cui aveva voluto penetrare. Gettò su quell'alveare ronzante uno sguardo che pareva suggerne fin d'ora il miele, e disse queste parole grandiose: 'A noi due, adesso!'."