Narrare l'Italia
Dal vertice del mondo al Novecento
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Publisher Description
«Questo libro, ampio e davvero godibile, è il risultato di un'eccezionale sapienza. Il lettore vi troverà collegamenti che non sospettava, dalla letteratura italiana alla storia (antica e moderna), dalla cultura alla sociologia, passando per temi come il nazionalismo, Dante, Giotto, le grandi città, rimpiangendo i giorni di gloria del Rinascimento, quando “gli italiani sono passati da attori a spettatori” ammirati da molti (Byron, Dickens), per giungere fino al Risorgimento e ai giorni bui del fascismo. È il frutto di anni di ricerca e di lavoro, oltre che di una conoscenza professionale della psicologia analitica. È anche insolitamente chiaro e lucido, cosa che non sempre si trova nei testi degli intellettuali italiani. »
Donald Sassoon, autore di «Sintomi morbosi. Nella nostra storia di ieri i segnali della crisi di oggi» e «La cultura degli europei. Dal 1800 a oggi»
«Psicoanalisi, antropologia e storiografia si intrecciano in un'audace esplorazione della storia d'Italia che Zoja osserva da angolature spesso insolite, regalando a chi legge una gran quantità di suggestioni inaspettate e avvincenti.»
Alberto Mario Banti, autore di «Il Risorgimento italiano» e «L’età contemporanea. Dalla Grande Guerra a oggi»
«Zoja è uno dei pochi autentici pensatori italiani contemporanei.»
Antonio Scurati
Le caratteristiche di un territorio e degli abitanti che lo abitano sono difficili da definire. Che cosa siano gli italiani e l’Italia è una domanda alla quale in molti hanno provato a rispondere: Dante, Petrarca, Guicciardini, Leopardi. Fino a Giulio Bollati, che a lungo ragionò sul carattere distintivo degli italiani.
A cimentarsi con questo tema è ora Luigi Zoja, con un progetto originale e a lungo meditato. L’autore attinge da storia, arte e letteratura, ma anche dalla psicoanalisi, tracciando la lunga storia del nostro Paese, dal Medioevo ai giorni nostri, attraverso l’autorappresentazione di chi lo ha abitato: una narrazione collettiva che influenza l’intera società e il suo ruolo nel mondo.
Le nazioni sono in buona parte un prodotto dell’immaginazione, ma l’Italia lo è molto più delle altre, essendo il punto d’arrivo anche di una enorme quantità di fantasie non italiane. A partire dal Rinascimento, infatti, le classi colte d’Europa completavano la loro educazione con un viaggio in Italia, sebbene più per conoscerne le antichità che gli abitanti reali.
In questo saggio straordinario Luigi Zoja traccia una parabola, che vede una crescita evidente dal Medioevo fino al suo apice, il Rinascimento: qui le arti, ma anche la ricchezza materiale, hanno superato qualunque paese dell’Occidente. L’Italia dei mille comuni, divisa e militarmente debole era giunta al «vertice» del mondo. Da lì si è avuto un inesorabile ripiegamento, e si è pian piano sedimentata l’idea potente di nazione unita e di una grandezza passata da riconquistare, mentre quasi ogni primato lasciava la Penisola. L’idea di Italia ha così conosciuto un lento declino, compensato da una narrazione inconscia sempre più bellicosa, retorica e vuota, fino al mito fascista della rinascita dell’impero. Significativamente, è solo dopo il 1945 che l’Italia torna davvero a un vertice creativo: con il cinema, che restituisce centralità agli antieroi, a quegli umili che già il Rinascimento aveva celebrato. Ma la narrazione nostalgica di un supposto grandioso passato imperiale non ci ha mai abbandonati del tutto e ancora risuona nell’inconscio collettivo degli italiani.