Le Metamorfosi
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Descrizione dell’editore
Le Metamorfosi descrivono molte trasformazioni di persone in alberi, bestie, pietre o stelle (o viceversa), ma operano loro stesse una metamorfosi più attraente: quella dei miti greci in piccole novelle fantastiche, con personaggi vivi e svariati per temperamento, raziocinio ed emotività. Nemmeno il successivo appannarsi del prestigio di Ovidio ha mai esaurito la lista dei riverberi letterari delle Metamorfosi, fino a ieri – probabilmente fino a domani. La narrativa di Ovidio è disinvolta, amichevole e arguta; però accade che le doti oratorie di contorno, che egli non esita a sfoggiare, a tratti la inceppino e l’allontanino dal lettore. Nella traduzione di Serafino Balduzzi trovate una parafrasi, che non ambisce a risolvere il problema, ma si accontenta di scavalcarlo: fruga dentro il tessuto letterario per estrarne, in italiano amichevole contemporaneo, quanto vi si trova di latino amichevole tardo augusteo. Qua omette amplificazioni o allusioni che hanno perduto risonanza, là incorpora chiarimenti per evitare note. Vedete, Ovidio in persona conclude il poema con un vaticinio (che si direbbe spaccone, se gli eventi non lo accreditassero): morirà anche lui come tutti, ma i suoi versi no, quelli dureranno come stelle nel cielo. Vivrà in quest’opera “per omnia saecula” dovunque arrivi l’impero romano. Ma non suppone, di aver eretto un monumento più durevole del bronzo; lui fa affidamento sulla gente: “ore legar populi”, “la gente continuerà a leggermi ad alta voce”. Ecco: defunto l’impero, appannata la familiarità con la mitologia greca e con il talento retorico latino, questo adattamento barbaro insegue il desiderio di continuare a leggere il poema ad alta voce.Voce di Silvia Cecchini; musiche originali di Ivan Genesio. L'introduzione è letta da Serafino Balduzzi.