Il caso Fitzgerald
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Descrizione dell’editore
È notte fonda quando una banda di ladri specializzati in furti d'arte riesce a penetrare nel caveau della Princeton University rubando cinque preziosissimi manoscritti originali di Francis Scott Fitzgerald, assicurati per venticinque milioni di dollari.
Sembrerebbe un'operazione audace e impeccabile se non fosse per una piccola traccia lasciata da uno dei malviventi. Basandosi su quell'unico indizio l'FBI parte immediatamente alla caccia dei ladri e della refurtiva, impresa che si rivela molto difficile.
Ma chi può avere commissionato un furto così clamoroso? C'è un mandante o si tratta di un'iniziativa autonoma?
Bruce Cable è un noto e chiacchierato libraio indipendente, appassionato di libri antichi che commercia in manoscritti rari. La sua libreria si trova a Camino Island, in Florida, ed è un punto di ritrovo per gli amanti della lettura. Molti scrittori vi fanno tappa volentieri durante i loro tour promozionali. Forse lui sa qualcosa in merito a questa vicenda?
Mercer Mann è una giovane scrittrice che conosce bene quell'isola, dove era solita trascorrere le vacanze con la nonna quando era bambina. Ora è rimasta senza lavoro ed è alle prese con la stesura di un nuovo romanzo che non riesce proprio a scrivere. Chi meglio di lei può essere ingaggiata per indagare da vicino senza destare sospetti sulle misteriose attività di Bruce?
Lontano dalle aule dei tribunali e dalle consuete ambientazioni dei suoi legal thriller, John Grisham scrive un mystery godibilissimo, descrivendo con grande sagacia il mondo editoriale, quello dei collezionisti, le librerie indipendenti e le piccole e grandi manie degli scrittori.
Recensioni dei clienti
Il Caso Fitzgerald
Grisham parte molto lentamente: l’inizio è lungo, troppo (un po’ troppo, a mio avviso) finisce col lasciare il lettore con la domanda” ma cosa diavolo sta facendo Grisham?”; la storia infatti si dipana molto lentamente ed è quasi degna di uno scrittore alle prime armi: liquida azioni e personaggi con malcelata sufficienza, la descrizione del contorno si perde e si offusca immediatamente nella memoria, brutti segni insomma ...l’azione poi, però, si movimenta all’improvviso ed altri personaggi molto più tratteggiati e veri appaiono sulla scena; anche la location diviene assolutamente gradevole: una piccola puntatina nell’ eros che non guasta, anzi, rende il racconto molto più vero e desideroso di essere letto al più presto...il che avviene con un bel mix di intelligenza, un filino di pathos ed un finale da...e vissero tutti felici e contenti...lo consiglierei? In questi tempi di stanca, dove persino W. Smith non vende più come prima, si lo consiglierei; certo che L’Uomo della pioggia, il Testamento, il Socio & co. sono lontani anni luce...parere personale. Gmmt
Insomma…
Da Grisham mi aspetto molto di più. Non c’è intensità. La trama è debole, i personaggi altrettanto. Per lunghi tratti sembra quasi un romanzo rosa. Assomiglia molto alla “nouvelle vague” che di recente si sta affermando nel settore della crime novel in senso lato. Tanto per intenderci, quella del Joël Dicker de’ “La verità sul caso Harry Quebert” e dei suoi meno fortunati emuli. Naturalmente un po’ in meglio. Come siamo lontani da “Il momento di uccidere”…
Tempo perso
Ho tutte le pagine sperando che nella pagina successiva succedesse qualcosa, la storia è finita banalmente e non è successo nulla