Un classico caso di un bue che disse cornuto a un asino
Descrizione dell’editore
Tutto sommato è vero, i libri spesso servono ad altro: a fare spessore quando non si arriva a svitare una lampadina, o ad arredare una stanza, quando si vorrebbe avere dello spessore! Ma alle volte capita anche di “leggiucchiarli”, e finisce che ci si aprono mondi che mai avremmo immaginato di poter esplorare, e conosciamo vite di persone mai conosciute, e luoghi di noi stessi che non credevamo esistessero; e perbacco magari anche ci stupiamo di capire che c’è sempre qualcosa di buono che possiamo fare per il nostro cervello. In fin dei conti era proprio questo che faceva il capitano dei carabinieri Antonio Magni, forse non leggeva propriamente le storie raccontate nei libri, ma certamente cercava di “leggere” le storie della gente, e lo faceva a priori, indipendentemente se fosse richiesta una deduzione a causa di fatti commessi contro la legge, anzi, forse gli piaceva farlo di più quando non c’era un fine investigativo.
E sì, non c’è che dire, è un tipo particolare, il nostro capitano, abduzioni ne fa tante, e spesso le trae proprio dalle storie che ama “leggere” nella gente, che poi, se in fine ultimo gli fanno pure comodo alle indagini, diventa un fatto quasi accessorio.
Lui è un ragazzo cresciuto troppo in fretta, cresciuto al Nord, tra le nebbie e i casolari, comunque venuto su bene, per merito della madre, che sempre, in ogni caso, non lo faceva mai sentire inadeguato. Sempre severa, ma sempre sorridente, esattamente la madre che ci si dovrebbe aspettare. Eppure, per una serie di circostanze, l’infanzia fu bruciata in un battibaleno, e si ritrovò, forse troppo presto in accademia. E ancor più velocemente, in quel profondo Sud degli anni settanta, che per perversi scherzi della storia, tendeva a incenerire ogni buon intento.
E dove, molti (e forse si potrebbe azzardare un: “moltissimi”) tendevano a credere che la propria soddisfazione sarebbe derivata dalla frustrazione degli altri...
raffaele perelli