Aristotele
Un'introduzione
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Aristotele (384–322 a.C.), filosofo ed erudito greco, è con Platone, di cui fu discepolo all'Accademia, uno dei pensatori più influenti che il mondo occidentale abbia conosciuto. È anche uno dei pochi ad aver affrontato quasi tutte le aree del sapere del suo tempo: biologia, fisica, metafisica, logica, poetica, politica, retorica, etica e occasionalmente economia. In Aristotele la filosofia, originariamente «amore per la saggezza», è intesa in senso più ampio come ricerca della conoscenza fine a se stessa, messa in discussione del mondo e scienza delle scienze.
Per lui la scienza comprende tre aree principali: scienza teorica, scienza pratica e scienza produttiva o poietica (applicata). La scienza teorica è il miglior uso che l'uomo può fare del suo tempo libero. È composto da metafisica, matematica e fisica, detta anche filosofia naturale. La scienza pratica orientata all'azione (praxis) è il dominio della politica e dell'etica. La scienza produttiva copre il campo della tecnologia e della produzione di qualcosa di esterno all'uomo. Rientrano nel suo ambito l'agricoltura, ma anche la poesia, la retorica e, in generale, tutto ciò che è fatto dall'uomo. La logica, dal canto suo, non è considerata da Aristotele come una scienza, ma come lo strumento che permette alle scienze di progredire. Esposto in un'opera intitolata Organon, si basa su due concetti centrali: il sillogismo, che segnerà fortemente la scolastica, e le categorie.
La natura (physis) occupa un posto importante nella filosofia di Aristotele. Secondo lui i materiali naturali possiedono in sé un principio di movimento. Di conseguenza, la fisica si dedica allo studio dei movimenti naturali causati dai principi specifici della materia. Per la sua metafisica difende l'idea di un primo motore che mette in movimento il cosmo senza essere mosso. Allo stesso modo, secondo lui, tutti gli esseri viventi hanno un'anima, ma essa ha varie funzioni. Le piante hanno solo un'anima animata da funzione vegetativa, quella degli animali ha sia funzione vegetativa che sensitiva, quella degli uomini è dotata anche di funzione intellettuale.
Dopo la sua morte, i suoi pensieri furono dimenticati per diversi secoli. Fu solo alla fine dell'antichità che tornò alla ribalta. Dalla sua riscoperta, il pensiero di Aristotele influenzò fortemente la filosofia e la teologia occidentale nel corso dei successivi quattro-cinque secoli, non senza scontrarsi con la dottrina di Agostino di Ippona. Associato allo sviluppo delle università, iniziato nel xii secolo, il pensiero aristotelico ebbe un profondo impatto sulla scolastica e, attraverso l'opera di Tommaso d'Aquino, sul cristianesimo cattolico.
Nel xvii secolo, la svolta nell'astronomia scientifica con Galileo e poi Newton screditò il geocentrismo. Ne seguì un profondo declino della dottrina aristotelica in tutto ciò che riguardava la scienza. La sua logica, strumento della scienza aristotelica, fu criticata contemporaneamente anche da Francis Bacon. Questa critica continuò nei secoli xix e xx in cui Frege, Russell e Dewey rielaborarono in profondità e generalizzarono la sillogistica. Nel xix secolo la sua filosofia conobbe un rinnovato interesse. È studiato e commentato, tra gli altri, da Schelling e Rallaison, poi da Heidegger e, dopo di lui, da Leo Strauss e Hannah Arendt, due filosofi considerati dei neo-aristotelici «pratici». A più di 2300 anni dalla sua morte, i suoi pensieri sono ancora studiati e commentati dalla filosofia occidentale.