La locandiera
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Descrizione dell’editore
Mirandolina, la scaltra proprietaria di una locanda, è corteggiata da due clienti: il Marchese di Forlipopoli, un nobile spiantato, e il Conte di Albafiorita, un parvenu che ha comprato il suo titolo. Lei però è indipendente e autonoma, e non ha bisogno della tutela maschile. Giunge alla locanda il misogino e classista Cavaliere di Ripafratta, il quale, diversamente dagli altri, non cade infatuato ai suoi piedi e la tratta come una serva. In parte per spirito di genere e di classe, in parte per vanità e orgoglio, Mirandolina lo punisce, seducendolo e poi umiliandolo, impietosamente e grottescamente. Il finale non sarà trionfale per la locandiera, ma la condanna che Goldoni fa della sua condotta è di prammatica, formale, solo per proteggersi da accuse d’immoralità: assai più sincere sono l’irrisione della superbia maschile-aristocratica del Cavaliere e la simpatia per Mirandolina, donna borghese in mezzo a maschi nobili, che si fa gioco di tutti loro nonostante il doppio svantaggio sociale. Portata in scena per la prima volta nel 1752 al Teatro Sant’Angelo di Venezia, questa commedia è un lucido affresco di una società insidiosa, in cui non si può contare sulla buonafede di nessuno, in cui a dominare è alla fine la logica dell’interesse; ma La locandiera è anche una commedia di grande freschezza, scritta in un italiano vivace che attinge al parlato e al dialetto, scandita da un ritmo rapido con battute brevi che si susseguono strette e un’azione che procede svelta, animata da scene corali in cui le voci s’intrecciano a creare dei contrappunti e da personaggi caratterizzati a tocchi ma mirabilmente vivi.
Questa edizione contiene il testo integrale, corredato di note, dell’edizione curata da Giuseppe Ortolani per il Municipio di Venezia.